LA NOSTRA TERRA

La Storia

Situata nel Lazio Meridionale, lo spazio geografico della Ciociaria non può essere circoscritto alla Provincia di Frosinone, ma deve essere esteso alle aree di stanziamento delle popolazioni ausoniche, erniche, volsche e sannite.

Il più antico documento che testimonia l'uso del nome Ciociaria per indicare una regione fisica risale al XVII secolo e consiste in un manoscritto in cui è registrato il toponimo Ciocciarìa.

Non esistono invece documenti nel Regno di Napoli o in Terra di Lavoro che attestino l'espressione geografica entro i confini delle Due Sicilie e, nonostante il documento vaticano, per lungo tempo le fonti storiche tacciono. Perché l'espressione geografica diventi nota a scrittori, storici ed intellettuali si deve aspettare il pieno evo moderno.

Nel 1968, si propose di identificare i confini ciociari con quelli dell'antico Latium Novum, annettendovi questa volta pure i Castelli Romani.

«La Ciociaria costituisce il Lazio meridionale, il Latium Adjectum o Novum dei Romani, che oltre il territorio primitivo dei Latini, comprendeva le terre degli Ernici, dei Volsci, degli Ausoni, allargandosi ad est e a sud sino ai confini della Marsica, del Sannio, della Campania»

(Quadrotta G., La Ciociaria nei suoi confini, in Scopriamo la Ciociaria, Casamari 1968)

Arte

Con l'affermarsi del romanticismo, delle correnti artistiche neoclassiche e degli studi archeologici nei paesi nordici, molte zone del Lazio odierno destarono l'interesse di artisti e incisori per l'abbondante presenza di antiche rovine monumentali, che proseguirono una tendenza iniziata già dalla seconda metà del XVIII secolo, quando intellettuali e granturisti iniziarono a frequentare Roma e il circondario e a diffondere in tutta Europa l'interesse per i quadri pastorali italiani.

La scuola demologica italiana non fu molto attiva nell'area laziale, se si esclude l'esperienza del Targioni Tozzetti, ma diede un discreto contributo in ambito letterario, perché ispirò molti scrittori di fine '800 che fecero propria la reazione all'idealismo e al romanticismo, gettando le basi culturali su cui si sviluppò il verismo. Nel Lazio, Cesare Pascarella fu sensibile alle tematiche del nuovo pensiero, vagamente riscontrabili anche nel suo Viaggio in Ciociaria.

Un tour del poeta romano da Ceccano ad Atina attraverso la valle del Liri è raccontato come un confronto grottesco fra l'autore e la popolazione locale, fra cui figurano personaggi dagli strani costumi, confuse forme di devozione, tra superstizione e blasfemia, spesso con evocazioni manieristiche di personaggi arcadici, recuperati poi nella letteratura antifascista del dopoguerra di Pasolini.

«Un ciociaretto, curvo fra le foglie larghe delle piante, come un satiretto, beveva avidamente raccogliendo nel cavo delle mani l'acqua cristallina che ricadeva sull'erba verde e molle di rugiada come una pioggia di perle»

(Pascarella C., Viaggio in Ciociaria, IV, p. 1)

La Cucina

La cucina tradizionale ciociara è espressione della cultura contadina locale. È fortemente basata sulle risorse agricole del territorio, adatto a coltivazioni di cereali, ortaggi, vigne e soprattutto ulivi.

Sebbene sia ricca di preparazioni tipiche, le ricette spesso cambiano da zona in zona.

Simile per alcuni aspetti alla "cucina povera" romana, da cui prende l'uso del "quinto quarto", la cucina tradizionale ciociara si è arricchita di preparazioni introdotte dalle varie dominazioni: francese, greco-campano-spagnola, araba.

Tra le preparazioni tipiche, molto diffuse sono zuppe, brodi e minestre; la più famosa è la "minestra revotata" o "minestra a pane sotto".

Tradizionale delle feste è la stracciatella, ovvero uovo sbattuto con formaggio grattugiato, sale, succo di limone e noce moscata in brodo di gallina.

Le paste fresche, acqua e farina o con uovo, vanno ad arricchire le minestre, come i "maltagliati" con i fagioli, ma anche ottimi sughi di carni miste o di funghi porcini, come con i "fini-fini" o i "cecapreti".

A base di fini fini poi, è rinomato il timballo alla Bonifacio VIII, con tale formato di pasta, prosciutto e ragù di carne e pomodoro.

I secondi variano dal bollito, alla carne al forno o alla brace, con prevalenza maiale, ma anche pollo, agnello e cacciagione da piuma.

In alcune zone della ciociaria è tradizionale la pecora al sugo, la coratella con cipolla, abbacchio scottadito e arrosticini di pecora.

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